L’IMPATTO DEI SOCIAL NETWORK SULLA SALUTE MENTALE

Io appartengo agli anni 80 e ricordo chiaramente che durante la mia crescita e adolescenza, nei decenni 80 e 90, i miei genitori, insieme ai loro amici con figli miei coetanei, affrontavano interminabili discussioni chiedendosi se e in che modo, i video giochi avrebbero influenzato la mente e il comportamento di noi ragazzini, e, soprattutto, se e in quale misura, questi avrebbero potuto provocarci dei danni.

Oggi, trenta anni dopo, mi trovo ad affrontare, insieme alle mie amiche e ai miei pazienti, lo strato, come abbiamo visto nel precedente articolo, come un utilizzo sbagliato possa comportare anche dei problemi di dipendenza.Ma, a prescindere, un interessante studio condotto in associazione tra le università di Maastricht e Michigan, e riportato dalla rivista World Psychiatry (feb.2021, pp 133-135) ha dimostrato che molto del bene o del male determinato dall’utilizzo dei social network é prodotto dal modo in cui questo utilizzo viene condotto, ovvero dal comportamento con il quale ci si interfaccia lo stesso dilemma, ma incentrato su un soggetto diverso e probabilmente molto più insidioso dei video giochi: i social network.
Dopo aver parlato nel mio precedente articolo (Il Botteghino N. 262 ndr) del meccanismo neuropsicologico alla base dell’uso e del potenziale abuso dei moderni strumenti tecnologici e comunicativi, ora vorrei porre l’attenzione su altri aspetti che sostengono e mantengono l’utilizzo di questa sottocategoria di social media, ovvero i “social network”.

Funzionamento e impatto nelle relazioni

I cosiddetti “social”, ovvero queste reti di pseudo-relazioni intrattenute a distanza grazie all’utilizzo di strumenti elettronici, fanno indiscutibilmente parte della vita moderna; si può decidere di usarli e farne parte, oppure no, ma non si può non conoscerne il funzionamento né disconoscerne la presenza e l’impatto nella vita di relazione di grandi e piccoli.

Con più di 2,7 miliardi di utilizzatori ogni mese, Facebook è il “social” più popolare, seguito da Instagram, particolarmente gradito da adolescenti e giovani adulti. Si calcola che nel mondo, le persone spendano in media, più di due ore al giorno scambiandosi miliardi di messaggi su queste piattaforme virtuali! Come tutti sanno, i “social network” si sono distinti dai “social media” per la possibilità di creare un profilo personale dell’utente, avere una lista di connessioni, e accedere ad un flusso continuo di dati costantemente aggiornati.

Aspetti che, sicuramente, apportano benefici nella vita delle persone sono le maggiori possibilità di relazione e scambio, l’accesso garantito e più immediato alle conoscenze,“l’avvicinamento” delle persone e la riduzione dei tempi di interazione.

Ma, nonostante gli innumerevoli vantaggi, si registra, da parte degli utenti stessi, anche un crescente malcontento legato al fatto che con l’aumento dell’utilizzo di quesì strumenti, si compromette, anziché migliorare, la salute (mentale) delle persone.

Utilizzo attivo e passivo

Per comprendere questa ambivalenza, sono stati condotti molteplici studi che hanno dimostrato, come abbiamo visto nel precedente articolo, come un utilizzo sbagliato possa comportare anche dei problemi di dipendenza.Ma, a prescindere, un interessante studio condotto in associazione tra le università di Maastricht e Michigan, e riportato dalla rivista World Psychiatry (feb.2021, pp 133-135) ha dimostrato che molto del bene o del male determinato dall’utilizzo dei social network é prodotto dal modo in cui questo utilizzo viene condotto, ovvero dal comportamento con il quale ci si interfaccia online con le altre persone: gli autori hanno posto l’attenzione su una particolare differenza, distinguendo i soggetti in base all’utilizzo attivo o passivo.

L’uso attivo si riferisce all’insieme delle attività che facilitano lo scambio diretto con gli altri (es. la comunicazione diretta), l’uso passivo consiste nel monitoraggio, da parte dell’utente, delle vite degli altri senza uno scambio diretto, come nel caso di chi “segue” personaggi famosi, o si limita a “scrollare” lo schermo del proprio telefono senza soffermarsi. Pertanto mentre l’utilizzo attivo riguarda principalmente la Produzione di informazioni, l’uso passivo riguarda il Consumo di informazioni. I ricercatori hanno, dunque, riscontrato che l’uso passivo predice, nel tempo, un declino del benessere affettivo, mentre l’uso attivo non ha conseguenze sul benessere individuale.

Studi successivi hanno fornito ulteriori prove di una relazione (probabilmente reciproca), tra uso passivo dei social network e salute mentale, mentre altri hanno fornito evidenze circa il fatto che alcune sub-categorie di utilizzatori attivi, potevano avere, addirittura, effetti positivi sulla stessa.

Pertanto non possiamo ridurre la questione ad una semplice dicotomia buono o cattivo; quello che però, si può, purtroppo, constatare é la maggior propensione degli utilizzatori verso un utilizzo passivo, con le suddette conseguenze.

Ma perché si verifica questa differenza di impatto sulla salute mentale?

Come si potrebbe facilmente dedurre, il meccanismo psicologico maggiormente coinvolto sembra essere il confronto sociale, ovvero la tendenza delle persone a confrontarsi con gli altri ritenuti superiori e più fortunati, che scaturisce nell’inevitabile invidia e senso di inferiorità da parte di chi vede la propria vita non all’altezza di quelle che vengono proposte online. Elevate aspettative, creazione di falsi miti, senso di inferiorità e scarsa autostima e auto efficacia, favoriscono sempre di più la posizione di passività (e depressione) di chi guarda, meravigliato, il racconto di altre vite che alzano sempre di più l’asticella del desiderio e della irrealizzabilità rispetto a chi conduce una vita più comune.

di Ilaria Bandini (Psicologa-Psicoterapeuta)

Pubblicato da  "Il Botteghino, Mensile di Informazione Culturale Italiana e Francese"